A volte mi si spezza la schiena a udirti piano
pericolare fuori dal letto
senza ingegno
senza la minima dedica al tuo corpo,
alla bellezza tentacolare del mattino.
A volte vorrei essere solo,
un vuoto d’aria,
un bambino maciullato da fantasie veloci.
A volte sono sorsi di limonata calda
un bicchiere sulla soglia di marmo
il mal di pancia, tenuto dentro come un sacrario d’ossa antiche;
a ricordarmi quanto volessi gli occhi aperti
guarire da quel male chiamato
– buio in casa, silenzio della neve, ma senza il suo colore.
Il rubinetto è aperto da un quarto d’ora almeno
rimani sulla porta, indecisa
il naso aguzzo, di chi magrezza indossa
per la consumazione
di tutte le energie di domani, per le cose
rientrate poco tempo per pranzo.
Chiudi.
Andiamo.
Passando sotto il ponte mi prendi per la mano,
– Vorrei mi ricordassi com’ero, dici.
E basta.
quanto sei dolce!
Le tue chiuse mi fanno sempre sorridere…
Poi sospirare.
poi sorridere ancora….
….poi…
…
l’ho riletta ancora…
poi la rileggo.
Posso, vero?
🙂
ne sono lusingato Lucia, e poi oggi è la tua festa
🙂
🙂
Ma che bella! Nelle tue poesie c’è sempre un’aria così fuori dal tempo e dallo spazio nella quale ognuno di noi può trovare qualcosa di suo. Come se le persone a cui parli potessero essere anche al nostro fianco.
sorrido alla bellezza di questi versi
piango al loro significato
baci
Quando si scrive “bellezza tentacolare del mattino” nel contesto che delinei, è implacabile la partecipazione ed emozionante riviverla nelle tue parole
questa volta non mi lascio prendere solo dalla bellezza, perché il significato mi attanaglia nella sua pacata rassegnazione,
naturale sì, ma tragica.
come la vita è: tragica bellezza.
Tenerera, dolce malinconia di gesti vissuti nella severità della vita
Grazie Massimo
Un abbraccio
Mistral
Dint’e mmane ll’uocchie tuje.
E ‘ncopp”e labbra
‘e nu criature ‘e latte
ca s’è addurmute ce staie
tu fresca comme ‘na rosa
e m’abbrracce comme
si fosse ll’urdemo jurno
‘e chist’ammore
‘nzuffunnato
dint’a ll’universo
e nu core c’arreppezza
cazune e cazettielli
cu ‘e penziere
‘e ll’anema.
* * *
Nelle mani gli occhi tuoi.
E sulle labbra
di un bambino di latte
addormentato ci sei tu
fresca come una rosa
e mi abbracci come
se fosse l’ultimo giorno
di quest’amore
sprofondato
nell’universo
di un cuore che rammenda
calzoni e calzini
coi pensieri
dell’anima.
grandissimo Transit!
grazie di cuore
è cruda. poeticamente folgorante, come una buona, artistica pellicola in bianco e nero. a volte, spesso, la vita è così.
la poesia con te diventa corpo a misura di anima, quotidiano vivere che tu evapori nell’intenso gesto del cuore quando ascolta.
parole dette – o solo pensate – tante volte – e che rischiano di diventare un semplice scambio di complimenti. Eppure si ha solo la parola, qui. per questo l’abbraccio e il bene ti arrivi così, sentito.
da leggere e rileggere gli ultimi versi per proteggersi da questo tempo che logora e corrode.
che bella è bellissima
e basta 🙂
ciao massimo
La tragicità della rassegnazione.
Gli ultimi tre versi aprono…
Poesoa molto bella!
gb