Tu mi ricordi le arance proletarie
le mani dure, mezze guantate, delle donne
che mettono milioni di frutti alla stadera.
La riluttanza dei ragazzini dal barbiere
il collo freddo in pieno d’inverno;
ora che sfili
la calza rotta come un presagio
quasi neve
adoperata all’uscio di casa.
Mia ferita, non sai la grazia che mi sprigioni
tra il grembiule, e il calendario dei miei rimorsi.
Il nudo è tutto
ciò che più sacro viene da dire
fame e sete, in me si fanno largo come benedizioni
come notizie grasse dal fronte.
Pace in terra,
agli uomini che non ti conoscono
a me tutto.
SMAGLIATURE
dicembre 18, 2014 di massimobotturi
Struggente, veramente toccante…
Grazie Massimo
grazie a te
buona giornata
🙂
…e che chiusa! 😀
grazie Marta
buona serata
🙂
‘il nudo è tutto’. così su una riga tutta sua, è un verso
che apre il pensiero in svariate direzioni.
bella questa cosa, è lo scopo della poesia in fondo, no?
grazie Monica
un abbraccio
e tu, Max, non sai l’incanto che sprigionano le tue parole..
-Lu
un forte abbraccio Lu
🙂
Per ora è così, WoW!
è un bell’inizio
grazie, e benvenuta
🙂
C’è sempre questo quotidiano che diventa magico…
perché nel quotidiano c’è molta più magia di quella che riusciamo a percepire
un caro saluto…
grazie
Perché non vieni a dare uno sguardo al mio nuovo blog?
Auguri!
auguri anche a te Margaret, un abbraccio
le arance proletarie che gusto buono che hanno e le calze rotte come presagi di gente bella come te e voi….
ho visto anche le foto dei nonni
bellissimi