Non ho gli strumenti del colto, del letterato. Posso usare semplicemente quelli di un lettore, un lettore appassionato e curioso, se non propriamente sempre attento e puntiglioso. Ecco, con questo approccio mi accingo a scrivere di Capogatto.
Comincio col dire che ho chiesto aiuto a una matita, per sottolineare, cosa che faccio raramente, ciò che ritenevo il fulcro o la sostanza trainante di ogni singolo testo.
Non una parola è in più, o fuori luogo nel libro, nemmeno nelle parti più prosaiche che tra l’altro, racchiudono un’eleganza formale impeccabile, senza cadere mai nella leziosità o nella freddezza. Il cuore è onnipresente, inteso come partecipazione dolorosa, sofferta, a tratti rabbiosa; alla fatica di un’esistenza che non cessa mai un attimo di chiederci conferme, prove, coraggio, atti di eroismo.
La parola inverno ricorre spesso in Capogatto, come se la necessità di raccontare un periodo “congelato” spingesse la poesia, la nutrisse con la speranza di gemme nuove. La parola bocca non è da meno, da lì passa il nutrimento primo, la manifestazione di amore, la voglia di fagocitare la conoscenza, la condivisione, e trasformarla in fiori di nuova e colorata vita.
L’apertura vede la magnifica “Quel modo di essere luoghi” quel dovremmo recuperare dice tutto, stiamo perdendo di vista, velocemente, quelli che tutte le persone sensibili e di buon senso giudicano “valori”.
Ecco, dopo un testo così mi sono detto, Massimo non te la caverai con una passata veloce, qui c’è sostanza, goditela.
“Inverno minore” il tempo che precede la lacerazione…il cuore non devi praticarlo…
pochi versi, nitidi, feroci. Adoro chi sa fare poesia senza prolissità, andando al centro e provocando dolore, per poi ammaestrarlo e addolcirlo.
“Ultimo calco” …si dirà poi del vuoto inutile della carriera…mi porta a nozze qui.
Oppure stagione che svanisci, nel “Terzo canto”.
Ma sto rischiando di fare un noioso elenco, mentre la noia non è di casa qui, per niente.
Questo libro va centellinato, io lo faccio la mattina presto, e ogni volta la prima sensazione che mi suscita è quella di sentirmi in presenza di una scrittura “matura” priva di banalità o prevedibili stereotipi. C’è dentro tutta la serietà e la puntigliosità di un’autrice che non può lasciare nulla al caso, la fragilità di una donna davanti al mostro degli eventi, ma anche la sua forza in parte imprevedibile.
Non solo, ho intravisto delle spore di percorsi futuri, le parti più lunghe sembrano dei frammenti estrapolati da romanzi esistenziali, una volta ho sentito definirli “flussi di coscienza”. Ecco, credo l’evoluzione stilistica di Emilia potrebbe prendere anche questa strada; raccontare di più, più a lungo; un percorso parallelo alla sua poetica che, ripeto, è concisa ma straordinariamente efficace.
Emilia mi ha chiesto di trovare dei limiti, dei difetti, di leggere in modo critico, perché ha una smisurata fiducia in me. Ti rispondo subito, carissima amica, il tuo libro è corto, tutti i libri di poesia lo sono, e io trovo che questo sia un limite.
Conosco benissimo le motivazioni dell’editoria e del mercato, farsi conoscere nella pienezza del proprio dire e dare, presupporrebbe ben altro spazio; ciò non toglie che Capogatto sia un bellissimo spaccato di luce in un mare di ombre.
“Capogatto” di Emilia Barbato https://emiliabarbato.wordpress.com/
puntoacapo editrice
Massimo caro la tua recensione mi ha commossa. Sei una persona magnifica e nutro una stima infinita per come scrivi, per il poeta che sei. Trovarmi nelle tue parole mi rende migliore, ti ringrazio per questo. È bello vedersi e leggersi con i tuoi occhi. Ti chiedevo di indicarmi gli inciampi, gli errori, di tirarmi le orecchie per aiutarmi a crescere e tu mi presenti questa meraviglia.
Dimmi come avrei potuto non impazzire di gioia? Grazie di cuore. È un giorno bello 🙂
devi gioire per quella che sei, per la bellezza che riesci a comunicare e per la generosità con cui la elargisci. Un abbraccio amica mia, è una bella giornata, si
🙂
Un abbraccio amico mio prezioso. Ancora grazie di cuore.
L’ha ribloggato su Incauti Accomodamentie ha commentato:
E niente Massimo Botturi rileggo ancora e mi dico “sono io quella” e mi pizzicano gli occhi, poi penso, lui dice essere uno spaccato di luce in un mare di ombre e ci resto sospesa e felice. Grazie. La rileggerò mille volte, tutte le volte che avrò paura di cadere, tutte le volte che sentirò di essere banale, ogni volta che la penna o le dita resteranno ferme sul foglio bianco. Allora, in quei momenti sarai la forza necesessaria per rialzarmi. Io ti sono grata
Con questa recensione non posso che andare a curiosare! 🙂
😊 ne vale la pena, si
Massimo, grazie
Svegliarsi e fare colazione con le parole di Emilia. Una bella scoperta, generosa condivisione la tua.
Complimenti per la recensione 😊
BuonOggi…
.marta
Un abbraccio Marta, Buon oggi anche a te 😊