Io non ho visto niente.
Eppure, da che ho corpo e ragione
ne è passata, di storia e anche di acqua nei fiumi.
Ma la storia
non è una ferrovia tra Lugano e il passo dopo
si rotola nell’erba felice come un cane
o salta gli steccati talvolta, come una baio
mostrando i denti ruggini e gialli.
Suda, morde
è come l’aria elettrica di un ballo in piena guerra.
La storia non ha mica camicie, o scarpe belle
è nuda e ha un dito nella narice
fa le fusa, sul grembo delle donne che aspettano
e poi prende, toglie di torno gli uomini buoni
non distingue.
Così, io posso dire che non ho visto niente
se qui vicino giacciono i corpi, ed i macelli
dove le carni rosse trionfano nel gelo.
Io non ho visto niente di quei dolori forti
e delle partigiane col fango sui calcagni.
Io non ho visto niente degli impiccati ai pali
vestiti della festa perché la Libertà lo vuole.
Non ho cosparso calce e poi terra nell’inferno
nemmeno un miserabile verso tra i vigneti
in quei capanni d’occhi notturni. Occhi privati.
Ma ho mangiato il pane degli ultimi, e lavato
la bocca con parole innocenti. Qui vi ho amato
nel rombo dei ricordi di quel cagnetto in corte
ucciso come tutti i ragazzi età da moglie.
Nei telegrammi neri venuti giù dal Belgio
– comunica sgomento e dolore a signoria.
Parenti il tempo buono partiti e mai tornati.
Archive for novembre 2019
CORPO E RAGIONE
Posted in poesia on novembre 24, 2019| 12 Comments »
BILLIE HOLIDAY
Posted in poesia on novembre 17, 2019| 3 Comments »
Non c’è granché da fare stamattina
il giallo della grande lucerna fiacca il cielo;
è come un osso bell’e lappato, piove ancora.
Soltanto Lady Day sta ignorando tutto questo.
Dal suo pontile in latta e cemento tocca il mare
l’asfalto strofinato dai Taxi. E le tue orecchie
abituate un tempo alla fabbrica, ora ai grilli.
Non c’è molto da fare nemmeno due ore dopo
in fondo è una giornata tranquilla: poco muove
si soffre tutt’al più nel silenzio dei cortili
o dentro proprie stanze di buio artificiale.
Più tardi cambieremo il lenzuolo, forse umore
via via che il notiziario si sgranerà giù intero.
Si metterà qualcosa sul fuoco, nel palato
la lingua prenderà la sua parte, io la tua
ristretta in un pudore che il tempo ha maturato.
Ma adesso non è ancora il momento, adesso è niente
niente fatica e niente discorsi, sta a sentire:
Strange fruits ricorda a tutti che cosa c’è la fuori.
Alziamo barricate d’amore, siamo in tempo.
NATURALE
Posted in poesia on novembre 10, 2019| 15 Comments »
C’è questa bella luce che tocca la finestra
un debole segnale di tuono
la tendina, che oscilla alle carezze di coda.
C’è una mela
crapa pelata vecchia che ha lavorato niente.
E c’è quest’emergenza del sonno, più capace
di prendermi e lanciarmi fino al soffitto bianco.
C’è l’ora che ricorda che il miele è in fondo agli occhi
la polvere bagnata poggiata allo zerbino.
Ci sono i piedi freddi sulla mia pancia nuda
cinque minuti prima di pace, e poi di sogni.
C’è il passeggio, un cane col guinzaglio ben teso
e dietro una;
terribile scommessa del trattenerlo invano
se appresso a una cagnetta lui tira come un matto.
C’è questo senso strano di vita che va via
e allora lo risolvo baciandoti la nuca.
Dovessi raccontare l’odore dell’amore
mi basterebbe un filo di fiato:
qui,
annusate!
ARTE IMMATURA
Posted in poesia on novembre 3, 2019| 19 Comments »
Non sono fatto per stare su un cavallo
o su una sedia da equestre della vita
a declamare versi allo specchio di Narciso.
Non mi somigliano gli angeli, i poeti
gli eroi profilo greco perduti in sette mari.
Tra me e una foglia morta di acero c’è intesa
memoria di finestre nel viaggio breve, terra
scolpita di radice e amarezza.
Eppure ho i segni
le labbra di una donna ora salice ora rosa
la gola come un tino di vecchie cantilene
le dita per far cerchi nell’acqua.
In me ricchezza
è ciò che ha fatto ridere lei, voialtri amici
il solfeggio dell’amore imparato, il quasi osceno
che c’è nel rivestire la donna. Arte immatura.
Per sempre potrò dire agli uccelli
voi beati, che navigate schiena di cielo;
per me è padre, la mani da lavoro che sciupano qualcosa
con l’infinta grazia di quelli in buona fede.
Non mi vedrete mai fare salti dentro il fuoco
ho gambe come spiga di grano, le ossa vetro
il pelo ritto e freddo dei cuccioli di uomo.
Un fiore tra l’orecchio e la bocca
e là mi voglio.