Come veloce l’aringa sfugge al palmo
così tutti i miei anni sono trascorsi in luce.
Un guizzo con un lascito furbo, una scia d’acqua
l’afrore che vien su alle narici del salmastro
quando al pontile le dichiarasti amore
lingua straniera tradotta naturale.
Ancora immerso in questo dipinto, sono tale
al lucido stupore del bimbo nell’attesa:
il piccolo candito comprato là alla festa
si farà dolce a lingua e palato questa sera.
Poiché l’incontro al bello d’averti sempre dura
anche se poi come pesce tu, creatura
dilegui il corpo snello nei prati del corallo.
Ed io rimando acceso come quei fari antichi
confuso tra le stelle, venute basse a incanto.