Faccio di te chitarra viva
la culla della mia nostalgia;
faccio te rosa
un canto d’acqua più impertinente
la mia prora, per i cristalli duri d’oceano.
Faccio te un prato
con spada di geranio e d’ortica
te, mia avena.
Faccio di te l’amore dei popoli
il coraggio, la vergine delle processioni.
Faccio il segno, benedizione d’orti
e di treni, d’oleandro
quando la furia del ferro lo sconquassa
portandosi nell’aria ingranaggi
e bei velluti;
la prima classe delle signore
e il legno sporco, dei tanti lavoranti
che sognano un migliore.
Un mondo di delizia e bambini
il sonno caldo, dei vasi di limoni
sul lungomare acceso.
descrivi bellezza che lascia tracce di vita serena, godibile, fruttuosa di speranze, eppure con amarezza dobbiamo considerarla surreale, parte di un sogno sfuggito da mani disattente . Bellissima Massimo ❤
Un abbraccio Daniela cara ❤ grazie 🙂
mentre lucciole imitano la luna
(stupendo canto di fine estate, il tuo)..
-Lu
Un bacio Lu ❤