Io vado incontro alle mani,
mani tristi,
spellate come gli alberi davanti casa prima.
Ci metto il viso, l’intera mia stagione
la fretta d’esser figlio di tramandata speme.
Ci metto cantilene prima del sonno antico
le gemme che ho raccolto, da qui
al tuo ventre nudo.
Io vado incontro alle mani tue capaci
all’incavo dei venti, a te che sei campagna
e bruma di mattina.
Io vado incontro al tuo fiato d’alcol puro
ai denti fatti pietra, al tuo collo di roveto.
Io vado all’istrice bianco, al pube d’oro
agli inguini colonne dell’Ercole;
e più in fondo,
là dove il sangue ha gironi di clemenza
navi scomparse e rumori di pianura.
Io vado incontro alle mani, perché, solo
non so più riconoscere la stella che mi guida
il Nord da una qualsiasi strada
ho mezza vita.
ma quanto leggo volentieri e con curiosità le tue poesie!
Un abbraccio Nadia, la cosa è reciproca, lo sai vero? 🙂
ehh si ..grazie!!!
E’ una geografia del corpo e una storia di sentimento e passione che mi piace. Complimenti, la tua poesia mi ha coinvolto. Lila
Ne sono felice 😃 grazie
Anche io 😀
Sai creare immagini che spaziano fra fisicità e spiritualità, fra presente e passato…sei magia ❤