Con la parola “giovane”
ho raccolto questa menta
e sublimato forte per tutte le narici.
Deciso il suo sentore si è sparso tra le dita
e come il rosso erotico fiore mi son dato
alla tribolazione del perdersi nel cuore.
Adesso sono il mare di notte,
vado e vengo,
risibile rumore sui sassi, sulla rena.
Regalo la mia bocca di polline, la spargo
ché piccoli milioni di me facciano amore
ognuno con chi ho amato
ognuno che ho chiamato.
Adesso sono il mare di giorno
inghiotto lune, e seme di conchiglia
carcasse morte, sale.
Adesso sono culla dei popoli migranti
povera gente senza confine;
adesso piango, la mia elasticità fatta polvere
marana.
Adesso sono il mare passato
un filo teso, qui nel cortile della mia infanzia:
braghe, maglie, l’odore del lavoro
che ha ucciso il padre mio.
L’odore delle donne dentro le sartorie
l’odore della prima maestra, di quel prete
che alzando gli occhi a Dio tutto libera
e perdona.