Posso contarti le vene
ora che sporta, sei come alla deriva
con la tua chiglia morta.
Eppure, come l’onda, il respiro non ha pace:
ritocca, prova il salto
s’infervora e incoraggia.
Mi pare di sentire dentro il tuo orecchio il mare
lo zolfo delle fonde catene
il cloroformio, di certi bottegai da strapazzo
e le sentenze, che un pesce non può vivere
sì a lungo via da casa.
Se ti stringessi forte
farebbe, questo amore
rumore di frantumi di vetro, una Venezia
costretta dal suo gioco imperiale a stare ritta
come un’adolescente che tiene lembi d’oca:
la gonna con la mano sinistra
l’altra un sasso.
Se ti stringessi forte, e lo sto facendo ora
sarebbe un risalire per lecci e per noccioli
bruciati dalla luna in un secolo passato.
Sei tu, questa farfalla di giunco
e questa vena, il Rio
che attraversata l’America si frange
là dove il primo oceano fu fatto
a donna insieme.
* un verso di William Carlos Williams