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Archive for agosto 2022

SEMI

Siamo fatti per il giorno festante e l’altro ancora.

Per la franchigia dei corpi e per la terra

per l’abbondanza dell’acqua nella bocca

il miele amaro dei salici e l’orecchio, evaso

a suoni brevi e inconclusi. Per le mani

e per le dita sorelle, per le mele, rifugio del peccato

padrone della fame. E siamo fatti per teche da museo

per la memoria dei vecchi e per i figli.

E siamo fatti per correre in collina

per somigliare alle vigne, alla zattera d’Ulisse

per fecondare col sesso il mare intero.

E siamo fatti di aria, e bava dolce, di pelle di papavero

e zoccoli di mulo.

E siamo fatti per stringerci qui in strada

il nome al campanello, due piatti, una tovaglia.

E siamo fatti per ridere nel sogno, dimentichi del braccio

che inavvertito poggia, sul pube come un’arma d’amore

siamo semi.

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LE NUVOLE

Spalle a terra, nel granturco

e mille anni prima di piovere, son io

il fiore giallo occhi di vetro, fissi al cielo.

Le nuvole che passano son donne nude, e treni

quelli che portano il pane, il ferro, e i sogni.

E vanno a coricarsi tra il monte ulivo e il lago

là dove urlò più feroce col suo schioppo

Lombardi Federico soldato. Adesso è pace

il rullo della trebbia spaventa le galline;

ma oltre questo mondo è il macello dei maiali

il sangue fatto fiume, l’odore dello sparo.

Di là da questo mondo la bestia si fa grande

e corre sulle nuvole, come i rondoni a sera

straziati dalle raffiche, dai cavi della luce.

Di là da questo mondo è la stessa terra lieve

se allungo le mie braccia, tiro la fune a un morto.

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STELLA CADENTE

Vigile al punto che vuol punire il sole

appena munto nel cielo ch’è una zinna.

Lei tira la sua tenda di erba spagna e tela

fino al ginocchio compreso, fino ai piedi;

e il bosco colorato là tra le gambe molli

par ora come un vaso di salvia, qui, lo sento

arriva come un pranzo di quelli a Ferragosto.

È stata tutta notte con la finestra aperta

a prendersi le lucciole sguaiate sopra i seni

più nuda di un’anguria spaccata in mezzo al cuore

più nuda di una vela spiegata a lingua vento.

È stata tutta notte più sveglia del suo cane

la pancia al pavimento, ch’è fresco, poi un ventaglio

così che quattrocento farfalle sono uscite

ognuna uno specchietto di lei, pelosa e bianca

le borse sotto agli occhi, una pesca in mezzo ai denti.

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