Tu, così immobile in un sonno di nigrizia
somigli a una foresta che agli uomini è proibita;
dove s’annidano sogni e bui animali
il vento che non scopre, non ride, non carezza.
T’avessi vista mai luccicare in petto e in viso
potrei violare il segno tracciato, entrare
e udire, fin anche le ferite dell’upupa
e del legno. E discettare insieme al tuo fiume
sul creato, sul senso dell’addio che ci incombe.
Aspetto il segno
un occhio di risveglio e di assenso.
Qui ti sono, confitto nella carne
come radice pura.
Buona domenica! Sono rimasta quasi senza fiato, leggendo e rileggendo.
Un sorriso.
Un abbraccio Irene, grazie 😘
l’armonia dei versi che nascondono come sempre una sacralità pagana arrivano a una chiusa sublime
m’incanti ogni volta ❤
❤❤
da svenimento!
urge cardiologo..
-Lu
Peccato non lo sia 🙂 grazie carissima ❤
Massimo Botturi il poeta che si supera spessissimo a giacere tra le braccia, le labbra, i canti e le voci della poesia. Ciao guagliò. 👏👏👏😊
Che piacere ritrovarti, grazie 🙂 un abbraccio
Anche io ti abbraccio. 😊
sorprendente bellezza!!!!
Grazie Nadia 🙂 un caro saluto 👋
Bella come un sogno che anela a terre lontane.
❤