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Archive for dicembre 2022

IL PETTIROSSO

Poggiato come un quadro

qui, al muro di cucina;

dono a me stesso una lacrima di sale:

là fuori è un pettirosso alle briciole del pane

tra l’edera e poc’acqua nottura.

Una moneta, perduta dalla mano di Dio.

Si guarda intorno

non muove nessun muscolo ora

vuole a lungo

rimanga alla memoria di questa mattinata.

È un libro di avventure e di piume, un aggraziato

cenacolo di brina per il mio cuore in erba;

tornato ragazzino adesso che ti fermo

e un cenno con la mano soltanto, dice

  • guarda,

è qui da due milioni di anni

e ancora canta.

La sua fiducia è quello che serve.

Ascolta, ama.

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Sei la guardarobiera delle mie notti brevi

a te io affido frangia e cappello, niente terra

tra l’unghia e il dito da ragazzino.

Niente cielo, tra il labbro

che si fa un po’ vermiglio e un poco neve.

In te confido come un bambino, quando gioca

e non s’avvede al manto di sera; poiché strada

ha quell’odore fertile di gonna alle ginocchia

la voce delle piante che brinano, pazienti

la volta delle stelle che cambia ad ogni ora.

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CHIUSI GLI OCCHI

Non posso credere al mio corpo minuzioso

al bozzolo perfetto,

alla geometria fatale.

Sono venuto da un ventre morsicato,

da un fiume sotterraneo fatto di zolfo e cera.

Le ossa di mia madre curvarono a comando

si fecero profilo di oceano, Santa Chiara

e Sebastiano fitto di dardi. Una saetta

che volge sulla terra la spada sua di luce.

Così, non posso credere al tuo corpo minuzioso

adesso che t’affacci alla strada

e sei imbiancata, un manto di betulla

e di polvere di luna.

Adesso che di seta tu entri nel perdono

le mani alle ginocchia serrate quando dormi;

il viaggio della chiara memoria

chiusi gli occhi.

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Eccola china, nel bere la sua voce medesima

si sfina, e fa la ragazzina

ginocchia sporche e vanto: di giochi

appresso a quell’altalena. Tutta vento.

Amore, amore caro e sofferto, tra quel seno

le carovane lente ai deserti ora ti vedo

la stella che produce la strada al mondo infetto;

la scimitarra bianca di luna.

Amore mio, la notte non verrà questa notte

non ancora. Sbiadito un poco il tocco

mi piangerai le lodi,

ma il labbro non contempla l’età: è tuo

il più d’oro. Su tutto il corpo a un cenno lui vola

mia signora.

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