Un tempo le brinate coprivano ogni cosa
avevo il collo tenero, protetto con calore;
e gli occhi come i gatti
che vedono anche al buio.
Col mio giornale alla pensilina,
insieme ad altri,
ci si contava il proprio dovere
stando zitti.
E quando i fari lunghi della corriera prima
bucavano la nebbia bastarda
un altro sguardo, gettavo a quella casa
dove tu ci dormivi; ignara della grazia
che avevi per i fianchi
e del mio desiderio inespresso.
Tra i paesi, a volte poche luci
mi davano conforto: guardavo le stoviglie
sui tavoli, e le sedie
scostate per un primo caffè.
Popolo inerme, col segno della croce
a giustificare il pane,
l’amore rimandato alla sera, se veniva
la voglia e anche l’ispirazione.
Ho dato tutto.
E tu anche più di me, lo senti ancora
il puzzo del gasolio e il rumore di ferriera?
A volte per cacciarli ti dormo sopra il seno:
la donna spezza tutti i sigilli
e solo miele, mi prende forte al naso
e il cuore si consola. Lo puoi sentire ridere
appoggiati, tranquilla.
che bella poesia, così ricca e densa di verità e semplice vita! grazie Massimo!
Grazie a te Nadia, un abbraccio 🤗
Delicata e bellissima!
Grazie 🤗
🌹☀️
La dolcezza e musicalità dei tuoi versi l’avevo dimenticata. Purtroppo è facile perdersi nel mare dei blog. Piacere di rileggerti.
Questo mare è pieno di cose belle, ed è altrettanto bello navigarci 🙂 ti ringrazio tanto
immaginifico,
come sempre..
-Lu
Un bacio Lu 😘 grazie