Vento di resa
mi mangi il cuore nano;
quello cresciuto a bottega
e alla campagna.
Quello che latra alla luna
quando ho fame, e smania
di procedere in te, assoluto amore.
Vento di sasso e di gerla
mio fantasma;
tu che dal labbro invisibile sorridi
e mordi con protervia capace.
Tu, mio soldo
col quale compro un litro di latte
e di fortuna.
Tu che modelli il mio capo da scultore
che drizzi sopra i seni suoi, mandorle
e buon’uva. Vento di canne di lago
d’erba Spagna, sorpresa
e sortilegio gettato a questo mondo
dall’alito venuto più adulto
giù dai monti, da oceani
le cui bionde carezze sono donna.
Tu vento dal mutevole afflato
porta via, insieme a questi anni
febbrili e stropicciati
quel che mi nuoce, ora, della malinconia.
Bellissima!
Grazie 🙂