Come un torrione forbito, un sacro uccello
la pietra millenaria che indica distanze.
C’è questa vecchia che si fa grande in cielo
sostituisce vene con scie di filamento;
sottrae alle nuvole la consistenza vana
la pelle rarefatta che include finimenti.
Alberga come un albero che ha perso
orario e sole, alzando il dito sovente
ai ragazzini, più tenerezza che monito.
È un gessetto, la formula del bene
spiegata alla lavagna. C’è questa vecchia
che culla la sua gatta, liquefazione degli occhi
bastimento. Ha una cambusa di setole e ricordi
salinità da treppiedi, i denti nulli.
Sorride come cento finestre di educande
come se un albatro fosse, a pelo mare.
Ciao ti consiglio di rivedere il quinto verso (sottrare). Il testo è magnifico, te lo rubo per il Domenicale del prossimo 9 giugno
ho corretto l’errore, grazie Flavio, un caro saluto
finalmente riesco a leggerti!!! Una goduria
Meravigliosa!
Buona domenica Massimo.
Grazie ❤ buona domenica anche a te cara 🤗