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Archive for giugno 2023

I VECCHI AMANTI

Più si assottigliano i giorni

e più mi cresce

l’amara sensazione d’avere in tasca niente.

Le ultime monete sono volate via

finite nella grata davanti a quel negozio

dove l’estate stavamo i pomeriggi, all’ombra

a contemplare gli amanti clandestini.

Particolare due: ormai una erta età

la mano nella mano come dei ragazzini.

Andavano alla stanza di lei, due strade in là

dei vedovi ambedue, ma mai dormire assieme.

E forse è proprio questo che li riuniva ancora

ognuno a casa sua, per lavarsi, per mangiare

e piangere sul tempo passato, per la noia.

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NASCOSTO ALLA SUA NUCA

Poi la ferii sul seno, con le scarpine nuove.

Ancora adesso pare ne soffra,

ma non dice, e non lo disse allora

votata a essere cielo

e latte di mensile premura.

Quale scorza, riveste la sua polpa di rosa

quale scorza?

Trattengo l’acqua in pugno

ed è la stessa chiara

che modulata ai brevi suoi gesti mi lavava.

Trattengo il vento, come potessi

ed è la veste, che lenta mi veniva

a tastare polsi e fronte.

Ma la ferii sul seno, con le scarpine nuove.

Per questo a piedi nudi cammino alla sua casa;

perché mi trovi nuovo, lavato, più paziente.

Ed io le dorma in braccio,

nascosto alla sua nuca.

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QUELLI MODERNI

Come si guarda quella città lontana

i suoi muscoli da traino, i treni rosso scuro.

Le altisonanti torri di fiamma, le distanze

che tanto si producono tra noi e quelli moderni.

Così io guardo spesso al sacrario di poesia

agli uomini barbuti con l’orizzonte agli occhi

a tutto quel sapere che non protegge affatto

dal male che ti prende di vivere. E col tempo

matura più il pudore che induce il buon tacere

e smorza quella smania di far brillare il sole.

La vanità ch’è mai trapassata a volte assale

formicola sui piedi come una notte insonne;

ma sono ancora buono di ridere soltanto

di dire – siamo belli, ho voglia di baciarti

di leggere l’Omero sulle tue labbra secche.

È allora che ritorno poi a scrivere, un po’ chino

come quei polli che beccano la ghiaia

e trovano le briciole non viste da nessuno.

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Una magnifica recensione

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SI STA FACENDO TARDI

Lo vedi? Già l’ombra del ciliegio

s’è presa mezzo prato

radici d’erba grassa perforano la ghiaia.

Certo, le cose così devono andare

tristezza a questi anni

è di poco conto, ascolta:

io colmo la chirurgica attesa ad ogni ora

lubrifico il mio canto rubando all’usignolo

e amico ho il corrimano,

se il cuore poi mi eccede

Ma odore della donna, miei cari

quello è Dio, la pelle della vita

che lavi, e non vien via.

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GIOCHI SENZA FRONTIERE

Mi chiedo cosa sia la malinconia dei vecchi

adesso che dovrei d’accasarmi fare arte.

Trovare le radici e succhiarne ciò che resta.

Ma io m’accorgo, un po’ a malincuore

a dire il vero,

di non avere posti con sopra inciso un nome.

La grazia del creato sta tutta in questa mano

e ciò che alcuni chiamano patria, o la natìa

per me ha il servizio lungo dell’onda ai continenti.

Così, io pesce muto, mi faccio spesso moto di vento

sono altrove, per chiunque abbia creanza di chiederlo.

E va bene.

Galleggia come foglia sull’acqua la mia essenza

basta niente, ed oggi sono qui, domani là.

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