Io, a te, quella carezza
non te l’ho mai veduta.
Entrati dopo un viaggio nel giorno d’asfissia
tu ti sciogliesti subito in pianto
come niente, e nessuno fosse lì a disturbare
un corpo adagio.
La mano sulla fronte di lei già andata altrove
e subito comparvero le frotte di galline
le faraone e il grano a manciate.
Lei, il suo sonno
la cera da bambina un po’ stanca
in fondo un nulla, ci tiene in questa parte
d’accelerati inganni.
Un nulla ci colora, e ci toglie scarpe e stringhe.
Poi l’hai baciata al freddo
io non dicevo niente, guardavo te
e scoprivo mia madre
il lutto santo
la dignità che piega la schiena e non l’orgoglio.
Il fazzoletto tutto sciupato
bianco neve.
ecco…quel fazzoletto tutto sciupato…
che chiusa perfetta!
🙂
grande, Massimo!
l’ho letta ancora e ancora…
(ed ho rivissuto un momento di un anno fa…)
conosco quella mano sulla fronte di lei già andata altrove…
..come visioni d’incanto, come abbraccio di quasi commiato, come carezza che non ha mai fine.
un bacio.
m.
grazie per il tuo passaggio da me…:)
…ché ‘un nulla ci colora’, Massimo.
Mi stringe l’anima la visione di quel mesto momento.
Il tempo di un battito, e siamo già altrove.
Malinconicamente bella
Un abbraccio
Mistral
….le mani sulle fronti erano anche delle madri che ascoltano le nostre febbri bambine
c’è sempre una delicatezza profonda nel tuo guardare e rivedere dolori andati…ciao caro ragazzo di milano
caro Massimo, è difficile non commuovere di fronte a tanto amore e condivisione.
Molto bella e delicata.
Ti abbraccio.
Carmen
Ci sono carezze mai avute che bruceranno sempre fredde come di Candiglia immortalate a pianto.Una carezza a TE,Msssimo che, dell’offesa sapesti far di poesia.Bianca 2007
la tua mano che scrive scioglie la neve –
è come schiantarsi nel dolore mansueto e irreparabile. è questo il dono del poeta, portare il lettore nello stagno e far sentire il mare.
alla prima lettura ho avuto l’impressione di un certo ermetismo, ma insistendo (neanche troppo) sono entrata nell’intreccio delle parti che descrivi e ne ho apprezzato la precisione.
ci sono vari passaggi che ti sottolineerei, ma più di tutto il momento in cui la mano sulla fronte scatena i ricordi.
è un componimento toccante.
“e scoprivo mia madre
il lutto santo
la dignità che piega la schiena e non l’orgoglio”
In questo nucleo un universo,
uno dei tuoi,
cosmo d’umana anima…
Parlare della morte penso sia la cosa più difficile. O si diventa patetici, o si induce il lettore alla commiserazione. Tu sei riuscito a farlo con una delicatezza, una lievità che quasi la esorcizza. Straordinario Massimo!!!!!
Ti abbraccio
questa tua mi ha profondamente toccata…
la fronte, le mani, sono tutto ciò che riesce di toccare una volta che se ne sono andati. Un saluto che porta verso l’alto, dove immaginiamo siano… e in questa meraviglia tutto è vita, tutto è rimanere…
baci
spero che non sia veramente un nulla, in fondo, che ci tiene in questa parte…
un abbraccio
c.
il candore della neve che tutto seppellisce ed uniforma,
l’incanto del leggerti!
‘la dignità che piega la schiena e non l’orgoglio’
niente di più vero…
Parlare di quei passaggi verso l’ignoto, delle carezze che ci sono mancate, delle parole che avremmo voluto dire o sentire, con tanta dolente poesia è nelle tue corde. Le tue parole risuonano nel vento della vita.
Buongiorno Massimo, ti auguro una buona domenica
Baci
Mistral
Il fazzoletto sciupato raccogli il dolore di un corpo in orizzontale e di quello in verticale e li inchioda in una croce.
un corpo adagio senza scarpe e stringhe è il fondo di un quadro dove in primo piano il dolore è sparso in grani sull’aia della vita.
Se posso aggiungere:
quando mi trovo accanto alla salma, col pensiero la rialzo in piedi e torniamo nei luoghi dove l’ho conosciuta, è il mio modo per riportarla in vita.
Il fazzoletto sciupato
si Fausto, l’animo generoso fa rivivere in tutto lo splendore la persona amata. Questa mia zia era di Lonato, immagino tu conosca bene il posto,
grazie, un abbraccio
Massimo Botturi. Inconfondibile.