Lucente
come il marmo di centinaia d’anni
staccasti dal silenzio perfetto
un frutto amaro
– Chissà quanto sofferto
fu il parto di quel tale,
per somigliare in tutto e per tutto
al fatto vero
che stringe dentro un morso di nebbia
occhi e cuore
nel sostenere il corpo disfatto di un figliolo.
Noi tutti guardavamo il mantello,
l’arte pura,
dello scalpello fine
e del soffio sulla piega.
Tu ti fermasti al capo recline della donna
al suo deserto dentro la bocca
alla pazzia
caduta sopra il volto, pur freddo
di Maria.
il suo volto, davvero… splendida descrizione!
grazie
un caro saluto
Da brivido Massimo la tua descrizione di questa scultura, ma soprattutto le tue riflessioni!!! Grazie, emozionantissima!
Ciao, Pat
grazie Pat,
un abbraccio
Le mani prodigiose che hanno tenuto quello scalpello hanno fatto vivere la fredda pietra di sentimenti vivi con una maestria sublime ed ineguagliabile. L’ eternità gli appartiene di diritto.
-Liolucy
bellissimo commento Lu
grazie
serena notte
Molto bella veramente. Luca
grazie Luca, benvenuto
Poeta vero…
lusingato
grazie
Incantata!!!
Un abbraccio
Annamaria
grazie
🙂
un abbraccio anche ate
l’arte pura dello scalpello
riguarda anche la parola
e tu sei un mastro muratore
della Poesia
Carla, che emozione
🙂
“noi” “tu” il cogliere attraverso la propria sensibilità e tu poeta vero “cogli” le differenze dell’osservare e vivi il travaglio…l’intimo…con le parole ricalchi la pietra
un abbraccio Antonio,
grazie
ritmo poetico che fa brillare ogni verso. come sempre, bravo, tu, Poeta.
un bacione Dora